Equilibrio plastico, 2018, pietra paglierina maculata della Maiella, cm. 100-50-9

Luigi Rocco D’Alimonte  (Pescara 1967)

Scultore autodidatta, già da alcuni anni lavora su un “progetto artistico ad identità territoriale”, ovvero tutta la sua produzione scultorea è rigorosamente realizzata utilizzando la pietra della Maiella. Tale progetto chiamato “Rinascimento della Materia”, ha l’obiettivo di “elevare” il contenuto culturale dell’elemento naturale del proprio territorio, da troppo tempo  imprigionato nella gabbia dell’artigianato artistico, e liberarlo, proiettandolo nel mondo dell’arte. Pertanto la pietra si è trasformata da “tradizione”, codificata dal binomio oggetto/funzione, a innovazione, diventando il medium con cui esprimere il suo  linguaggio artistico, invece finalizzato alla ricerca di nuove forme in essa contenuta.

Con il tentativo di  “rubare” una dimensione alla scultura classica, attraverso lo svuotamento della materia,  approda al concetto di una “bidimensionalità plasmata”. L’astrazione del   volume morto, porta alla luce  l’anima viva della pietra, è un energia intima ma irrequieta, finora imprigionata, che pur di liberarsi spinge con forza verso l’esterno, duella con la materia stessa che invano cerca di contenerla, ma la sua potenza è tale che la schiaccia, la assottiglia, la piega, generando finalmente la “forma”. L’equilibrio tra un volume fisico ed uno spirituale determina un nuovo ordine della scultura, governata dalla leggerezza e pulizia della forma, da linee morbide ma severe, dall’elasticità, tensione e dinamismo cercate nella materia sterile, amplificate con l’utilizzo di cordicine che legando lembi sottili e deformati come un istantanea materica, fissano la forma, ma rimandano all’idea di un “effetto memoria” nel caso in cui si decidesse di reciderle perdendo in un attimo quella desiderata e armoniosa elasticità a fatica raggiunta.

Questa nuova poetica supera quella della scultura tradizionale, definita dallo storico rapporto “volume-peso” e scontata superfice piana dove risiedere, le opere infatti si elevano verso l’alto e viaggiando eleganti in cerca di orizzonti inesplorati, trovano ormai pareti verticali dove ancorarsi, appropriandosi di questo nuovo spazio, materializzano l’iniziale concetto di “elevazione”. E’ un racconto intriso di pietra plasmata, forma e spazio che rompe gli schemi,  disorienta lo spettatatore che viene dirottato verso la percezione visiva di un materiale alternativo.

Solidà e peso della pietra sono ribaltate, si fanno portavoce infatti di fragilità e leggerezza della società capitalistica contemporanea, troppe volte capace di comunicare con medium virtuali la propria solitudine esistenziale. Il suo linguaggio invece, è un “comunicare materiale”, sincero, tattile, che partendo da una estetica-emozionale, ha come obbiettivo finale il desiderio di evocare profondi e piacevoli sentimenti nel fruitore dell’opera, sancendo di fatto una vera e propria “rinascita della materia”.

Ha partecipato a diverse rassegne, tra le più significative in questi ultimi anni c’è la triennale di Roma del 2017, la collettiva “Padiglione Molise”, evento collaterale alla Biennale di Venezia del 2017, ADAF art fair 2017, Amsterdam, diverse volte invitato al Premio Sulmona,  partecipazioni in collaborazione con la galleria Colossi Arte Contemporanea di Brescia, alle fiere d’arte di Parma, Vicenza, Padova, Bergamo, Grand Art Milano, mostre personali al Museo Costantino Barbella nel 2017, al Museo delle Genti d’Abruzzo nel 2018, al Museo delle Arti, castello di Nocciano nel 2019 e al Museo casa natale di Gabriele D’Annunzio, sempre nel 2019.

Vive e lavora a Cugnoli (Pe)        www.luigidalimonte.it

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