Vito Bucciarelli

Vito Bucciarelli (S. Vito Chietino 1945). Artista operante tra Urbino e Milano, è scultore e ceramista di talento. Ha compiuto gli studi artistici all’Accademia di Venezia e ha fatto parte del
Movimento Agravitazionale, formatosi all’Aquila, che ha avuto un notevole successo in mostre allestite presso spazi prestigiosi, quali il Centro Attività Visive del Palazzo dei Diamanti a Ferrara e Pa-
lazzo Farnese a Ortona. La prima personale risale al 1971 (Galleria 2000 di Bologna). È stato docente all’Accademia di Urbino e ora lo è in quella di Brera a Milano. Nelle sue opere di volta in
volta vengono accentuati l’aspetto ludico e satirico, l’aspirazione alla quarta dimensione, alla spazialità almeno a livello progettuale e alla preziosità dell’oggetto artistico. A questo proposito
vanno citate alcune sue sculture-gioiello esposte in una personale. Della sua attività espositiva va ricordata la mostra al Palazzo dei Diamanti di Ferrara Omaggio all’Ariosto (1974), ove presenta
tra l’altro un bassorilievo autoritratto di terracotta e la mostra al centro espositivo Newzone di Ortona (2001). Bucciarelli è stato invitato a importanti rassegne come la Biennale di Venezia
(1982), la Quadriennale di Roma (1999) e la mostra Maestros y Discipulos (Buenos Aires 2003). Nel 1992 ottiene il premio nazionale per la scultura Pericle Fazzini a Grottammare. Una sua opera
nel 2005 è stata inserita al Museo Bargellini di Pieve di Cento. Sempre nel 2005 viene inaugurata nel comune di Casoli una sua fontana-omaggio all’emigrante in materiali vari (marmo bianco e rosa, granito bianco, nero, verde, multicolore, bronzo patinato), esempio assai prezioso di interazione arte-ambiente urbano, nel quale è lo stesso artista a determinarne l’aspetto formale, strut-
turale e simbolico. Nel 2009 cura al CRAB di Milano la mostra La nuova manualità nell’era digitale.
Nino Caffè (Alfedena 1909 – Pesaro 1975). Trascorsi i primi anni all’Aquila, si trasferisce ad Ancona, dove è allievo di Ludovico Spagnolini, e frequenta la bottega antiquaria di un tal Guerrieri. Si diploma poi all’Istituto d’Arte di Urbino (1935). Già si era trasferito nel ’30 a Pesaro, città nella quale aveva tessuto rapporti culturali fin dal 1926. Qui stringe amicizia con Gallucci e Zicari ed è apprezzato da personaggi come Irene Brinn e Gaspare Del Corso, che gli danno la possibilità di esporre alla Galleria L’Obelisco di Roma. Nella capitale apre uno studio che lascerà solo molti anni dopo per motivi di salute. Dal 1934 è presente alla Biennale di Venezia e sino al ’38 alla Quadriennale di Roma. Nel 1946 la Galleria Gian Ferrari di Milano gli dedica una personale e due anni dopo espone alla Galleria Rossini di Pesaro. Nel 1962 stringe rapporti di lavoro con la Galleria Ghelfi di Verona, per
la quale espone nella sede di Montecatini. Per le Edizioni Ghelfi vengono pubblicate due monografie rispettivamente sui dipinti e sugli acquerelli-disegni, firmate da illustri studiosi, quali De Gra-
da e Alfonso Gatto. Numerose le personali e le antologiche che si susseguono soprattutto in Italia, oltre che all’estero. Tra queste si ricordano quelle tenute alla Galleria Knoedler (New York,
1953), Biennale di Tolentino (1966), Galleria Gian Ferrari (1971), Galleria L’Obelisco (Roma, 1972). Dopo la sua scomparsa sono state tenute personali tra l’altro alla Galleria Carini di Milano
(1981), alla Galleria Il Mappamondo (Milano 1983), al palazzo comunale di Roccaraso (1995). Numerosi gli studiosi che si sono interessati a quello che è ritenuto uno degli artisti maggiormente
apprezzati dai collezionisti: oltre i critici già menzionati, vanno citati Buzzati, Tombari, Volpini, Mascherpa, Giacomozzi. Sue opere si trovano in musei prestigiosi, a cominciare dal Museo d’Arte Moderna di New York e dal Museo di Boston. La sua pittura, caratterizzata dalla presenza costante di ecclesiastici dalla componente agravitazionale, si lascia apprezzare per qualità
fantasiose di tipo naïf con spesso una componente di ironia mai contestatrice verso la Chiesa.

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