Remo Brindisi

Remo Brindisi (Roma 1918 – Lido di Spina di Comacchio 1996). Pur essendo nato a Roma, è da considerare abruzzese (la madre era ligure, ma il padre abruzzese), anzi, della cultura abruzzese egli è ritenuto ambasciatore nel mondo. Compì gli studi presso il Centro Sperimentale di Scenografia della capitale e quindi nell’Istituto Superiore d’Arte per l’Illustrazione del Libro in Urbino.
Trasferitosi a Firenze, dove tenne la prima personale (1940), con lo scoppio della guerra fu arruolato e destinato al corso di addestramento per allievi ufficiali presso l’Istituto Geografico Militare di Firenze. Queste le tappe durante il periodo bellico: Ferrara, il fronte greco, Tivoli, Salerno. Nel 1945 è a Venezia, ove stringe amicizia con Carlo Cardazzo, il grande scopritore dei maggiori talenti della
pittura italiana, direttore della celebre Galleria Il Cavallino, che gli propone un contratto quinquennale. In quegli anni cominciano a configurarsi i temi ricorrenti della sua pittura, ovvero le Venezie, le
Maternità e il tema bucolico legato al ricordo della terra d’Abruzzo, a cui poi si aggiungeranno i grandi temi storici. Nel frattempo stringe amicizia anche con Virgilio Guidi, Milena Milani e Filippo De Pisis ed è invitato a rassegne di prestigio, come la Biennale di Venezia, ove nel 1950 e nel 1952 è  presente con sale personali. Trasferitosi a Milano, Brindisi entra a far parte del Gruppo Linea e, dopo il suo scioglimento, si accosta al movimento del Realismo, che vede in Guttuso il massimo rappresentante. Una svolta nel pensiero e nella poetica del maestro si avrà in seguito ad alcuni suoi
viaggi a Parigi (qui conosce gli esistenzialisti, legandosi in amicizia con Sartre) e ai tragici avvenimenti storici del 1956, ovvero il rapporto Kruscev al XX Congresso, con cui si denunciavano i crimini di Stalin e la Rivolta Ungherese contro l’invasione sovietica. Egli, che era entrato da grande protagonista nella polemica sorta tra i seguaci del realismo sociale e gli artisti ostili al condizionamento politico e ideologico dell’arte, rompe definitivamente con la pittura
realistica e diventa attore determinante di quella che ormai è storicizzata col nome di Nuova Figurazione. Siamo così all’avvio dei grandi cicli pittorici sulla storia, per i quali Brindisi rimarrà artista
di eccezionale rilievo del ’900: Via Crucis, riferita ovviamente all’evento salvifico della Passione e Morte di Cristo, e poi l’Abbattimento del mito di Stalin, Processo al Cardinal Mindszenty, Storia del Fascismo, tutti eseguiti tra il 1956 e il 1961. Da ultimo la suggestiva suite di opere dal titolo L’Aquila colpita, dedicata alla tragedia di via Fani, conclusa con l’uccisione del suo amico Aldo Moro. Brindisi è stato anche grande incisore e in tale veste ha illustrato numerose opere poetiche e pubblicato cartelle con testi critici o liriche di amici scrittori del valore di Kaisserlian, Montale, Villa, Bo, Volpini. Per quanto riguarda la sua attività nel settore della scenografia, memorabili i suoi lavori per l’Aida di Verdi all’Arena di Verona (stagione lirica del ’74). Brindisi è stato anche apprezzato scrittore e teorico dell’arte e ha rivestito le cariche di Presidente della Triennale di Milano,
Commissario della Biennale di Venezia, Direttore dell’Accademia di Macerata. Infine va ricordata la realizzazione a Lido di Spina di Comacchio, in provincia di Ferrara, del Museo Alternativo, che
reca il suo nome: si tratta di una struttura polivalente, opera dell’architetto Nanda Vigo, che risponde al concetto di museo vivo, cioè abitato. Ivi si conservano oltre 2000 opere di tutti i più grandi artisti
del ’900, a cominciare da Picasso, Modigliani, Braque, Boccioni, Fontana, Corneille, oltre naturalmente a numerosissime sue opere. Nel 1973 il museo, ove riposano le sue spoglie, fu donato allo Stato.

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